• No se han encontrado resultados

Alterità e modernità, continuità e discontinuità

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2020

Share "Alterità e modernità, continuità e discontinuità"

Copied!
15
0
0

Texto completo

(1)Revista de poética medieval, 20 (2008), pp. 25-39.. ALTERlTA E MODERNITA, CONTINUITA E DISCONTINUITA Cesare Segre Universita degli Studi di Pavia. La formula NOIlGLI AL TRI, cara alla Scuola di Lotman e dei semiologi russi, e in grado di sintetizzare varie situazioni culturali. Essa e adatta soprattutto a segnalare il senso di differenziazione tra i rappresentanti di due comunita diverse a contatto. Si puó andare da diversita regionali o nazionali, sino a piu consistenti divergenze di etnia e di religione. La formula puó suggerire esiti pratici nettamente opposti. Perché, accentuando le differenze, si possono enfatizzare e rendere persino insuperabili gli elementi separativi, mentre e possibile promuovere uno sforzo di comprensione reciproca, se si riesce a superare le distinzioni , sino a una formula NOI E GLI ALTRI; o meglio, un NOI che inelude GLI ALTRI. Tutta la storia delle ci vilta e un alternarsi di periodi in cui la formula vale ad accentuare la comprensione e l'assimilazione di civilta inizialmente estranee, a periodi in cui si sentono di piu le differenze, sino a farle motivo di odi, di eccidi e di guerreo E tutta la storia dell'Europa e stata, per molti secoli, la storia di scontri fra nazionalita (con illoro preteso "spazio vitale"), che produssero montagne di cadaveri. Ma la formula puó anche esser portata sul piano storico (CONTINUIT A e DISCONTINUITA, a seconda che si accostino fasi successi ve o fasi lontane nel tempo), e GLI AL TRI saranno i nos tri predecessori, nei secoli e nei millenni: certo diversi da noi, ma probabilmente, per molti aspetti, simili. Questo tentativo di stringere la mano ai nostri avi e piu diffuso nei paesi che hanno una lunga storia, mentre i paesi 25.

(2) giovani potranno solo risalire, con nostalgia, a un passato non tanto lontano. 11 tentativo di riflettere sul collegamento con gli antenati e stato aUuato piu volte, ma e il Romanticismo che, in Europa, ne ha derivato un' ideologia. Fu infatti allora che si svil uppo il mito della Nazione, sintesi di caratteri e di ideali che si protrarrebbero nei secoli. E allora la ricerca delle radici, che possono essere culturali (la c1assicita greca e latina; il diritto romano; il mondo medievale), religiose (la Bibbia, il Cristianesimo), etniche (le popolazioni preromane; i Germani; gli Arabi ), dovrebbe favorire la definizione dei caratteri nazionali, mentre in verita e la scelta stessa che determina le conc1usioni (si pensi alla discussione svoltasi in Spagna, nelIa prima meta del Novecento, su pretese radici visigotiche, oppure semitiche). La facolta di comprendere quegli Altri che sono gli antichi, o in particolare i nostri antenati, e stata messa piu volte in dubbio. Un prodotto artistico o letterario di secoli fa, dopo una prima percezione esteriore ci lascia sovente incerti, come davanti a un enigma. Questa incomprensione puo anche avere effetti positivi, perché la suggestione dell'inconsueto e del misterioso stimola talara I'elaborazione di nuove poetiche. C' e per esempio una linea di ricerca, rappresentata da Robert Guiette, e poi perfezionata da Paul Zumthor e, in parte, da Hans Robert Jauss, secondo la quale la lirica dei trovatori e dei trovieri, per noi, a loro parere, guasi incomprensibile, andrebbe invece analizzata e apprezzata nei suoi valori formali: essa sarebbe "calcolo, matematica e armonia".' E nel simbolismo, COSI diffuso nei testi medievali, non si dovrebbero tanto cercare dei significati, guanto sviluppare e potenziare l' inesauribile gioco della significazione. Tutto questo serve anche a correggere la tendenza, romantica, a recuperare la soggettivita immanente nei testi medievali, cio che e sacrosanto; ma la soggettivita non ha a che fare con la significazione, che non si puo sottrarre ai testi senza annientarli. Del resto, la filologia e proprio lo sforzo di capire; e la continuita geografica e storica ci fomisce strumenti abbastanza efficienti pcr seguire gli sviluppi del modo di significare e di esprimersi nelle I R. Guiette, Forme el senefiance, ed. J. Dufoumet, M. De Greve e H. Braet, Geneve, Droz, 1978; P. Zumthor, Leggere il Medioevo [1980] Bologna, il Mulino, 1981 e Semiologia e poelica medievale [1972], Milano, Feltrinelli, 1973; H.R. Jauss, Allerit¿¡ e modemita del/a lelteratura medievale [19771, Torino. Bollati Boringhieri, 1989.. 26.

(3) manifestazioni artistiche antiche (per esempio la poesia dei trovatori diventa meno enigmatica se si conoscono le loro concezioni dell' amore e delle funzioni poetiche). Dopo le esibizioni della nuova Ermeneutica, che celebrava le scoperte rese possibili dall'incomprensione, e stato Gadamer a difendere il nostro impegno di afferrare cio che il prodotto antico ci comunica.2 Gadamer chiama "orizzonte" la nostra concezione della vita e quella dell ' ALTRO cronologico, e indica ne1la "fusione di orizzonti" l' approssimazione realizzata fra la nostra concezione della vita e quella riflessa nell'opera antica. La critica storica e l'ermeneutica sarebbero dunque lo strumento per ottenere la fusione di orizzonti. Dopo il periodo illurninistico, sprezzante, come gia, del resto, I'Umanesimo, verso un irnmaginario Medioevo di superstizione e di barbarie, il Romanticismo ebbe il merito di avviare lo studio sulla civilta medievale. E le ricerche erudite sfociarono poi, con la maturazione del metodo filologico, in una attenta ricostruzione della letteratura di quell'epoca, accompagnata da edizioni competenti dei testi. In linea di principio, gli studiosi si soffermavano soprattutto sulla letteratura nazionale, cercando anche di precisarne le peculiarita: percio gli spagnoli si specializzavano sulla letteratura spagnola, i francesi sulla francese, e cosi via. Pero, con la nascita della Filologia Romanza, la situazione si rivela piu complicata. Bisogna ricordare che le gran di scoperte della glottologia, a partire dalla fine del Settecento, avevano rivelato, con I' analisi dei testi sanscriti, che esisteva una grande famiglia linguistica estesa dall' India sino all'Europa occidentale. Si tratta di quello che venne chiamato "Indoeuropeo", e dai Tedeschi, con irrefrenabile imperialismo, "Indogermanico": una lingua non documentata ma ricostruibile, almeno nelle grandi linee, in base al raffronto fra il sanscrito da una parte, le lingue europee dall'altra (divise nei gruppi greco, latino-celtico, germanico, ecc.). Nel vasto panorama che si profilava, le lingue romanze o neolatine avevano un vantaggio incomparabile: esse facevano SI capo al\' indoeuropeo, ma per un tramite ben documentato da una grande lingua letteraria, il latino, da cui derivano spagnolo, catalano, galego, portoghese, provenzale, francese, italiano, rumeno, ecc. Era dunque allettante l' idea di studiare nel loro complesso le lingue romanze evidenziando le innumerevoli 2. H.G. Gadamer, Verira e merodo [1960], Milano, Bompiani , 1983.. 27.

(4) convergenze morfologiche ed etimologiche verso il comune ceppo latino. Questo fu l' impegno magistralmente attuato da Friedrich Diez e da Wilhelm Meyer-Lübke con le loro grammatiche storiche deUe lingue romanze. Eevidente la maggior sicurezza offerta dalle lingue neolatine ai procedimenti dei linguisti: la lingua madre, il latino, la conosciamo in tutti i suoi aspetti, mentre l'indoeuropeo si puo solo, e faticosamente e dubbiosamente, ricostruire. Le due impostazioru (quella storica e quella linguistica) venivano in parte a integrarsi, perché la linguistica conferrnava e precisava uno sviluppo unitario dalla lingua dell'Impero romano alle lingue moderne del mondo romanzo. Ma si faceva anche evidente la necessilli di un allargamento geografico. Perché se gli eruditi potevano seguire una linea verticale che congiungeva le piu remote origini alla modernita delle singo1e nazioni romanze, i linguisti suggerivano un allargamento orizzontale, che imrnergesse gl'idiomi della nuova romanilli entro la famiglia romanza cui appartengono. Si era spinti, in questo modo, a uscire dallo sterile dibattito sui caratteri nazionali originari, e invece si riscontravano le mille affiruta tra gl' idiomi romanzi, che occupano una buona parte dell' Europa centro-occidentale. Se ora facciamo un balzo al nostri tempi, constatiamo che l'assillo di riconoscerci in una nazionalita immancabilrnente celebrata per la sua eccellenza da chi ne fa parte, si e fatta forse e fortunatamente molto meno viva, e piu raramente che un tempo gli studiosi si affannano a dame una definizione. La nascita di un'Europa econornica e in parte politica ha messo freno , oltre che agli antagonisrni e, peggio, alle guerre, anche alla boria delle nazioru. Ancora qualche decennio fa, ci si appassionava al problema se l'epica medievale e quella degli animali parlanti, come Renard, siano di origine gerrnanica o romanza. Sebbene ancora in fase di sviluppo, possiamo dire che lo spirito europeistico si sta affermando; e, mi pare, non sulla base dell' orgoglio e del senso di superiorita, ma di un desiderio di conoscere noi stessi sulla base della storia. D'altra parte gli studi romanzi, nati in Gerrnania e subito sviluppati in Francia, poi negli altri paesi europei, ci danno una consapevolezza sempre maggiore di quella uruta culturale europea gia molto sensibile nel Medioevo, poi ristabilita anche politicamente nel Sacro Romano Impero di Cario Magno, e piu volte ritentata o rinnovata: per esempio da Cario V. 28.

(5) E la natura stessa della Filologia Romanza che favonsce, nella coscienza degli studiosi, una concezione della pan dignita delle lingue romanze, ai danni di qualsiasi irrazionale tentativo di sostenere e celebrare una delle aree romanze ai danni delle altre. Anche nel corso delle due guerre mondiaU, la Filologia Romanza ha spesso avuto una funzione unificante e pacificante, mentre piu raramente e stata strumento di contrapposizione. A questo punto la ricerca delle radici si trasforma in un progetto piu equilibrato e positivo. 11 concetto nazionalista di nazionaliffi, legato a principi astratti ed efficaci solo sul piano della suggestione retorica, come lo "spirito della nazione", e in una fase regressi va. Mentre e certo utile approfondire la storia delle idee e delle istituzioni, e soprattutto della letteratura dei paesi romanzi, dato che di qui nasce il mondo moderno. Pero il problema di fronte al quale si sono trovati i filologi tedeschi dalla fine dell'Ottocento e quello di una discipUna, la Romanistica, che travalica i confini della lingua nazionale, per affrontare tutte le lingue romanze. Era gia un modo di impiantare in modo nuovo il problema delle cosiddette radici (magan confortati dal fatto che il Sacro Romano Impero di Carlomagno costituiva gia un'unita, anche poUtica, di ampiezza quasi europea). Ma l'estensione della ricerca e delle universita ha poi portato la Filologia romanza in paesi, come quelli delJ ' A meri ca Latina, che nell'Europa possono vedere soltanto la zona di provenienza dei loro prirni conquistatori (anzi conquistadores), o quell i dell ' America del Nord, abitati da gen ti che al massimo hanno ereditato dai loro conquistatori inglesi il risultato d'intensi scambi culturali con il mondo romanzo. Rinviando al seguito dell'articolo per un giudizio di merito, diro che questi nuovi adepti agli studi medievalistici hanno certamen te un senso di alterita piu forte di quello degli europei, compensato poi in van modi: dal gusto esotico, dal mito dell'Europa, dall 'attrazione di un medioevo cristiano. * Ho insistito sul tema della ricerca delle radici nazionaJi e su quello dell' alteriffi perché hanno avuto importanza neJla fondazione delle discipline medievalistiche. Ma in séguito i motivi di attenzione per quel periodo si sono moltipUcati, ed e quasi impossibile censirli. Accennero 29.

(6) soltanto all'interesse linguistico (ricostruire sempre piu minutamente lo sviluppo dallatino volgare sino ai dialetti e alle lingue romanze), antropologico (i mutamenti dell'ethos e dei comportamenti nel millennio medievale sono imponenti), fantastico (invenzioni fiabesche, miti o superstizioni rimasti ancora se non tra le convinzioni almeno tra le immaginazioni). Diro invece piu esplicitamente che una deBe attrattive principali del medioevo e la letteratura, che ci ha lasciato capolavori come la Chanson de Roland e i1 Roman de Tristan; i romanzi di Chrétien de Troyes o il Roman de la Rose, o come le poesie dei trovatori provenzali, galego-portoghesi, francesi, o come iI Libro de buen Amor, il Conde Lucanor e il Romancero, o come ancora il Canzoniere di Petrarca e il Decameron o, al di sopra di tutti, la Divina Commedia. Un patrimonio immenso, che fa e de ve fare sempre parte della cultura universale, e al qua le infatti gli scrittori anche moderni continuano ad attingere. Questa letteratura chiede non solo una competenza linguistica, ma anche una conoscenza delle credenze e delle idee e degli ideali del tempo; chiede insomma una forte dose di filologia. Forse pero I'attrattiva maggiore del Medioevo sta nella sua natura "morfopoietica" e "mitopoietica". Perché in questo periodo numerose istituzioni letterarie della latinita vengono rivoluzionate e rifatte. Si pensi al passaggio dalla poesia quantitativa latina al verso accentuativo e alla rima. nonché alle strofe, d'invenzione medievale, che raggruppano questi versi. Gran parte della versificazione romanza e il prodotto di questa rivoluzione (cui naturalmente ne seguirono poi altre), ed e stata accolta anche fuori della Romania. Poi ci sono grandi istituti sociali: dal codice de 11' onore cavalleresco alle norme del comportamento amoroso al galateo. Le novita morfologiche principali si troyano nell' ambito dei generi letterari. Quasi tutti quelli latini sono abbandonati, mentre nascono chansons de geste e lais,fabliaux, novelle, e sopratutto romanzi. Quando si legge un romanzo moderno, non si pensa che si tratta d'un genere creato in Francia alla meta del XII secolo; quando si legge una novella. si dovrebbe sapere che quel genere e nato in Italia alla fine del XIII. E insomma il fascino delle radici dovrebbe essere sostituito da quello delle origini. come si diceva una volta, o della genesi. Quanto alla mitopoiesi, va ricordato che nel Medioevo hanno incominciato la loro parabola vicende divenute persino topiche, come la concezione dell'arnore nobilitante e condannato ad anelare a un pos30.

(7) sesso impossibile dell'amata, o l'amore infrenabile di Tristano e Isotta, o come l'imperiosita erotica di Ginevra; o come il mito faustiano dell'anima venduta al diavolo, o come i "gemelli per amicizia" (Ami el Ami/e) e cosi via. Dalle varie osservazioni che precedono si potrebbero trarre motivazioni solide per la difesa e la promozione degli studi di Filologia Romanza, che invece rischiano di essere trascurati e sacrificati, perché non ne e abbastanza nota I'utilita. Eppure, col diffondersi dello studio delle lingue straniere, dovrebbe essere ormai evidente la funzione di una disciplina che riconduce idealmente a unita le lingue romanze, rendendo piil facile lo studio dell'una nel confronto con I'altra, e individuando le "Ieggi" che sovrintendono al loro sviluppo parallelo. E la fioritura della ricerca comparatistica in letteratura non puo rinunciare all'aiuto che le viene dall'antico e duraturo comparatismo che caratterizza gli studi letterari romanzi. Rinunciare del resto alla prima fase, istitutiva, dei generi romanzi, e al tesoro di personaggi e di miti che essa ha prodotto, significherebbe capire poco degli ulteriori sviluppi. Ritengo invece negativi altri appigli col medio evo. Ci sono temi (il Graal, i Templari, la Santa Sindone, ecc.), che sembrano estremamente sollecitanti, e che fanno scorrere, come si dice, fiurni d ' inchiostro, 01tre che sprecare chilometri di pellicola. E' yero che per molte persone quello e il solo Medioevo conosciuto. Ma e un Medioevo infondato, ricostruito con suggestioni e faJsificazioni, e occultando le conoscenze gia raggiunte. Fa rabbia, con tutte le belle cose che ci offre il Medioevo, che le mentí di lettori sprovveduti vengano avviate verso la mistificazione o l' insensatezza.. * II repertorio di problemi affrontati dalla Filologia Romanza, e qui appena accennato, evidenzia una caratteristica della disciplina: quella di mettere in sinergia numerosi saperi, cui corrispondono tecniche precise. Solo per indicame qualcuno, citero la paleografia e la codicologia. che ci aiutano a leggere i manoscritti che di norma contengono i nos tri testi; la gramrnatica storica e I'etimologia, che rendono limpidi significati discorsivi spesso non facili da interpretare; la sti listica, che permette di valutare le qualita espressive dei testi; la critica testuale o ecdotica, 31.

(8) che insegna a risalire dalla lezione dei manoscritti, soggetti a errori di copiatura e a fraintendimenti, oltre che a danneggiamenti materiali, a una lezione abbastanza vicina aquella dell'originale. E poi la prosodia e la metrica, la tematologia (per le fonti). E si potrebbe continuare. Aggiungo che per i testi letterari, che costituiscono una parte consistente del tesoro medievale, si de ve ricorrere a tutte le tecniche applicabili a qualunque oggetto letterario. 3 Questo significa che rispetto a molti problemi affrontati dai filologi si possono definire criteri di veriül, non come per la matematica o le scienze naturali, ma come per le scienze storiche. Un'affermazione puo essere confutata, o viceversa puo esser dimos trata verisimile, e assoggettata a ulteriori conferme; una ricerca puo essere proseguita da studiosi diversi. Questo da ai romanisti delle buone credenziali (impensabili per dei critici letterari), e rende piu sicuro illoro operare. TI lavoro dei filologi si presenta in un certo senso come quello di una grande équipe, impegnata in un compito condiviso. Ma anche i saperi piu tecnicizzati sono soggetti ai cambiamenti del clima culturale, sia perché le impostazioni teoriche sono state rinnovate, sia perché la ncerca stessa ha messo in evidenza problematiche diverse. Cosi, la Filologia Romanza ha risentito, spesso positivamente, delle novita maturate nel dibattito culturale in genere, o nel dibattito interno a ogni singola pratica filologica. Le storie della Filologia Romanza seguono appunto i cambiamenti intervenuti nelle concezioni della cultura, il succedersi del Romanticismo, del positivismo, dell'idealismo, dello strutturalismo. Tutto questo appartiene alla storia delle idee, ma ha conseguenze visibili nel modo di affrontare i prodotti culturali. Do un solo esempio. 1I Romanticismo celebrava la Naturpoesie ('Poesia di natura'), espressa direttamente dal popolo, e realizzata in gran di opere anonime, come le chansons de geste o le epopee germaniche, considerandola piu autentica della Dichtkunst, 'poesia colta' e individuale, opera di dotti . Qualche decennio dopo, il mito della poesia di popo lo tramonta, e si esarnina la poesia romanza come il risultato di un rinnovamento culturale, opera di chierici dotti, che poi rifluisce nella subaltemita della letteratura popolare. Se prima si esaltava la natura fonda3 C. Segre, "Leggere i testi del Medioevo", in Notizie dalla crisi. Dove va la critica letteraria ?, Torino, Einaudi , 1993, pp. 297-309.. 32.

(9) mentalmente oral e della narrazione epica, elaborata attraverso il tempo dalla memoria di anonimi cantori, decenni dopo si afferma che l' autore di una chanson de geste ha il medesimo statuto e la stessa autonomia di un Racine. Piu avanti ancora, si opina invece che il concetto stesso di letteratura non ha senso nel Medioevo, e che la poesia di quel tempo va interpretata nelle sue funzioni comunicative e nel quadro della vita aristocratica e delle attivita popolari che vi si svolgevano. Ognuna di queste prospettive ha prodotto acquisizioni nelle nostre conoscenze, e ci induce a precisare sempre meglio situazioni e pratiche di scrittura. Venendo ad ambiti piu tecnici, ricordero che le teorie linguistiche, nei due ultimi secoli, hanno registrato grossi cambiamenti, cui per fortuna risulta meno sensibile la grammatica storica, quella che e in contatto piu stretto con i testi. Tuttavia son o ben netti gli sviluppi della dialettologia e i mutamenti nelia concezione dei rapporti fra lingua e dialetto, fra latino e lingue romanze. La Geografia linguistica ha arricchito notevolmente le nostre concezioni dello sviluppo della lingua. Ricordo poi, sempre in area geolinguistica, il concetto di diasistema (Weinreich), che aiuta a interpretare meglio i fenomeni di koine, dato che la lingua letteraria ha sempre una tendenza antimunicipale, con la quale si scontrano le spinte dei dialetti locali. Anche nella paleografia e nella codicologia c' e una discreta stabilita, pur se va segnalata l'affermazione della "filologia materiale", particolarmente attenta alla natura di "manufatto" dei codici che interpretiamo. Molte volte le finezze della "filologia materiale" restano fini a se stesse, ma e indubhio che lo studio sulla stesura dei manoscritti , sull'impaginazione, sul rapporto fra testo e illustrazioni o fra testo e commenti ha dato spesso risultati notevoli nelle ricerche sugli ateliers di copisti , sui rapporti tra i codici, suBa composizione dei codici stessi, non di rado condizionata dali ' impaginazione. Essendo la critica testuale la disciplina che si impegna a fomirci i testi antichi nelle migliori condizioni possibili , e molto importante la vivace discussione che si e svolta sui suoi metodi. La grande filologia classica, e la filologia romanza nel primo sviluppo, avevano una visione del lavo ro da fare sui testi analoga aquella delle scienze naturali. Si trattava dunque di liberare il testo dai danni prodotti dalla serie di trascrizioni e dai guasti meccanici. AlIestire un 'edizione critica era come, per un paleontologo, ricostruire un animale preistorico partendo dai pochi 33.

(10) o molti relitti che hanno attraversato il tempo. L' edizione critica integrava, ritoccava, correggeva la metrica, ricostruiva l'ipotetica fisionomia linguistica originaria. Vi fu una reazione positivistica, che condanno gli eccessi ricostruttivi e difese l'aspetto attuale dei manoscritti, darispettare per quanto possibile. Si passo dall' eccesso di congetture al rifiuto delle congetture. Ora vige una posizione aperta alle ipotesi, non dogmatica, ma nemmeno prona agIi inevitabili ritocchi dei copisti. L'importante e fondarsi su una conoscenza integrale della tradizione, e tener conto della logica nel valutare (secondo procedimenti orrnai codificati dall'ecdotica) la genuinilli delle lezioni. TI computer e infine intervenuto nellavoro del filologo, offrendogli possibilita prima impensabili. Ora possiamo lavorare suBe foto dei manoscritti, confrontare comodamente le redazioni, preparare ricostruzioni sperimentali sempre aperte a nuove ipotesi, fare spogli linguistici esaustivi. TI computer, d'altra parte, crea illusioni: le foto dei manoscritti ci dicono molto meno dei manoscritti stessi, e le ipotesi ricostruttive sono negate all'ottusita meccanica del mezzo, essendo prerogativa incontrastabile del iudicium del filologo.. * La storia della Filologia Romanza ha registrato episodi interessanti anche perché imprevedibili. Segnalero qui il caso italiano e quello tedesco. In Italia la filologia e la critica del testo hanno rivendicato, attraverso un certo numero di studiosi, iI diritto di presentarsi come critica letteraria tout court. TI terreno era stato preparato, paradossalmente, dall' afferrnazione della critica idealistica (prevalentemente crociana), che puntava su osservazioni remote dal testo, dai testi. Invece, una tendenza che domina le correnti modeme, della linguistica e della critica poneva proprio il testo sotto la luce dei riftettori. La Filologia, ovviamente, parte sempre dal testo, e percio si trovava in possesso di un' esperienza di analisi testuale che gli altri critici non possedevano. Di conseguenza, correnti critiche modeme, come la stilistica o lo strutturalismo, attrassero una buona parte dei filologi romanzi. In particolare, i filologi romanzi avevano due titoli di eccellenza: anzitutto essi possedevano gia varie pratiche di analisi testuale, non farniliari ai critici letterari; in piu, es si lavoravano gia in una direzione comparatistica, che la critica idealista aveva condannato. Infine, l'abitudine a lavorare su 34.

(11) una bibliografia plurilingue forniva ai romanisti un' informazione non molto diffusa tra gli al tri critici. Va pero aggiunto, a questi dati di fatto che potevano anche rimanere senza conseguenze, che in Italia la figura del filologo-critico letterario era, nel primo Novecento, molto pili diffusa che altrove (citero gli esempi di Cesare De Lollis e di Ernesto Giacomo Parodi). Ebbene, l'Italia del secondo dopoguerra vide in opera dei linguisti-critici come Benvenuto Terracini e Giacomo Devoto, e soprattutto dei filo10gi-critici come Gianfranco Contini. Sono questi, con i numerosi loro discepoli, che hanno rinnovato la critica italiana e rivoluzionato il panorama deUe conoscenze e delle valutazioni degli autori. E non si tratta solo di autori italiani, perché i romanisti si occupano ex professo anche deBe altre letterature romanze, e perché la nuova critica ha avuto robusti apporti dagli anglisti, dagli ispanisti, dai francesisti (citero tra i romanisti D' Arco Silvio Avalle, Maria Corti, Cesare Segre; tra gli altri Marcello Pagnini , Alessandro Serpieri, Aldo Ruffinatto, ecc.). La polemica culturale continuata per decenni in Italia vede appunto da una parte i filologi-critici innovatori, dall' altra i critiCÍ in varia rnisura conservatori o Diverso il caso tedesco. La Germania era stata il centro della filologia classica e di quella romanza: un centro a cui guardavano gli altri paesi europei. Una delle conseguenze deBa dittatura nazista fu la fine di questo primato. Una fine che ha tra le premesse il sospetto verso lo studio della letteratura e deUa cultura francese, dato che la Francia era i1 "nernico" per eccellenza. 1 romanisti erano i possibili portatori di idee e concezioni di provenienza francese (per esempio deHa triade "liberté, égalité, fratemité", opposta all'impianto superornistico nazista). Ma il motivo pili concreto di questo croBo fu il fatto che, tradizionalmente, gli studi filologici, e quelli romanzi in particolare, erano appannaggio di studiosi ebrei. Tutti questi studiosi furono cacciati (costituivano il 30% dei docenti tedeschí) dai loro posti, e costretti all'esilio o alla morte civile (pili avanti allager: n morl, per esempio, Elise Richter, a Theresienstadt). L 'esilio americano di Leo Spitzer, di Erich Auerbach, di Helmut Hatzfeld, di Yakov Malkiel (russo germanizzato) ha capovolto situazioni che sembravano assodate: ha privato la Germanja (e l' Austria) dei suoi rnigliori filologi, e li ha riversati negli Stati Vnlti. La Germania del dopoguerra comprese che occorreva rifare tutto. Ma era difficile ricostruire ex novo una tradizione di studi. E' forse per 35.

(12) questo che i romanisti tedeschi piu in vista, pur non abbandonando le letterature di loro competenza, presero altre strade. Erich Kühler rimase si nell'ambito medievale e romanzo, ma sviluppando, invece che l'analisi testuale o linguistica, una metodologia storico-sociologica, suggestiva anche se in parte discutibile. Hans Robert Jauss invece si porto nel campo della teoria della letteratura, sviluppando brillantemente spunti del Formalismo russo e di quello di Jolles, dell'ermeneutica di Benjamín e di Gadamer. Il suo obiettivo era quello di formulare un"'estetica della ricezione", in cui i lettori, attraverso il tempo, delle opere medievali contribuiscono a metteme in luce i significati. Jauss scriveva nel quadro di una polemica con l'accadernismo universitario e della creazione di un'universita modello come quella di Costanza; piu avanti, nel clima innovatore del '68. Né si fermo qui: negli ultimi anni scrisse una grande opera di estetica, in particolare sulla "esperienza estetica", sviluppando al massimo il proprio impianto filosofico. 1 casi tedesco e italiano mostrano che la Filologia Romanza ha non solo una grande vitalita, ma anche delle potenzialita innovative. 1 risultati di queste ricerche sono stati estesi a molte altre aree culturali; comunque la Filologia Romanza ne ha avuto stimoli importanti. Sarebbe pero esiziale che, partendo per la tangente verso il nuovo, si abbandonassero i suoi due capisaldi: la grarnmatica storica, strumento irrinunciabile per I'interpretazione dei testi, e la critica del testo o ecdotica, strumento irrinunciabile per la preparazione e l' edizione dei testi. E' proprio in seguito al disinteresse per questi saperi costitutivi che una parte della filologia americana, aderendo alla cosiddetta New Philology, ha imboccato una strada che non puo dare risultati convÍncenti. Questo disinteresse si spiega bene con la scarsita di tradizioni, sia nel campo della grarnmatica storica, sia in quello dell'ecdotica. Ma la mancanza di tradizioni si corregge sol tanto creando le, queste tradizioni. Purtroppo la globalizzazione, che investe anche i metodi, ha negli Stati Uniti iI suo centro. Da questo di pende che molti filologi (ma ci sono felici eccezioni) assorbono le novita deBe mode intellettuali, preferibilmente di lingua francese, trascurando invece le conoscenze e le esperienze di base. Cosi, quando un critico brillante ma alieno dalla filologia come Paul Zumthor ha lanciato l'idea della mouvance, quasi tutti gli americani (a differenza degli europei) l'hanno abbracciata con entusiasmo. In base al concetto di mouvance si guarda alle varianti di 36.

(13) un qualunque testo come a un brulicare di innovazioni personali dei copisti senza ragione e senza direzionc. Era un modo (e cosi l'hanno inteso i suoi promotori) di rinunci:,u'e aprioristicamente ad analizzare la tradizione testuale e ad individuare i luoghi e i modi delle sue trasformazioni, come fanno in vece i critici del testo. Ma come non sanno fare questi affrettati adepti, che vengono da scuolc do ve la critica testuale e ignota. Ho peró l'impressione che la New Phil%gy sia gia in declino: eció che succede di solito alle mode.. * Il pericolo maggiore che minaccia la Filologia Romanza e l'iperspecializzazione. Si tende sempre pio a spartire I'insegnamento e la ricerca fra specialisti delle singole lingue romanze; e in piu a distinguere, anche all'intemo di queste lingue, le ricerche di carattere schiettamente linguistico e quelle di carattere storico-letterario. Cosi la Filologia Romanza puó spezzettarsi in dieci, quindici discipline, se non di pio. La tendenza alla specializzazione sembra inevitabile col crescere esponenziale delle ricerche e della bibliografia. Peró compromette uno dei caratteri piu importanti e qualificanti della disciplina: quello di guardare all'insieme del mondo romanzo, partendo dalle lingue e arrivando alla letteratura. E viceversa opportuno, come si fa in mol ti paesi, separare lo studio del Medioevo da quello deBe epoche succcssive, dato che queste han no visto lo sviluppo di una unita non pio romanza ma europea, al di la deBe aftinita linguistiche. Ma, a pmte qucsta delimitazione cronologica, le altre, le frammentazioni prodotte dallo specialismo, potrebbero essere rettificate ricorrendo a uno di questi due rimedi: o conservare un insegnamento di Filologia Romanza accanto, anzi al di sopra dei suoi derivati; oppure preparare degli studiosi che, romanisti a tutti gli effetti, sviluppino peró una qualche specializzazione all'intemo della disciplina di base. Peró questa spinta alla specializzazione si svolge, paradossalmente, in un quadro che tende ad emarginare, possibilmente a sopprimere, quei settori dell'insegnamento che non risultano immediatamente produttivi entro il mercato della cultura. Ma tutta l'alta cultura e, nell'immediato, improduttiva. Dovremmo aHora chiudere i musei, salvando solo quelli che, godendo di una buona affluenza, offrono un certo reddito? E 37.

(14) chiudere le biblioteche e gli archivi, in cui si elaborano, al massimo, lavori privi di utiliül imrnediata come esercitazioni scolastiche, tesi di laurea e di dottorato, ecc.? E purtroppo quello che si incomincia a fare (gli archivi, almeno in Italia, sono in pericolo di vita). Ma la mentalita e chiara. Anche il paesaggio e da apprezzare solo se produce introiti. Ed eccoci a costruire ville, magari grattacieli, e alberghi e pos ti barca e parchi di divertimento, funivie e piste, senza pensare che lo sfruttamento imrnediato portera a un degrado a breve distanza, e presto a un abbandono di luoghi ormai sconciati per sempre. Questo andazzo ha l' epicentro in paesi poveri di storia, e percio di memoria, ma e stato accolto con entusiasmo in un mondo che anticipa allegramente una apocalisse. Le solide obiezioni a questa deriva lasciano indifferenti i fautori di questa apocalisse. Gli si puo dire, e gli si e detto, che il fascino dei luoghi e anche legato al fascino della storia e delle leggende, che edifici e opere d'arte si gustano meglio se riportati alle vicende e agli ideali di chi li ha costruiti. Che arte e letteratura hanno costituito una simbiosi, e non possono conservare validita al di fuori di questa simbiosi. Che un uomo deprivato di quella conoscenza delle cose che solo la letteratura puo dargli, diventa poco piu che un automa, solo orientato al soddisfacimento dei bisogni imrnediati. Per quanto riguarda in particolare le lingue, i fautori della globalizzazione pensano che l' obiettivo da raggiungere sia la conoscenza pratica: quella che puo avere un buon portiere d'albergo o un impiegato di aereoporto. Non pensano che la vera conoscenza di una lingua e anche conoscenza della storia e della cultura del paese in cui quella lingua si parla. E non pensano nemrneno che la conoscenza pratica auspicata e tutta di carattere mnemonico; mentre per entrare davvero nel funzionamento della lingua e molto piu costruttivo conoscere le connessioni interne, di carattere funzionale, in cui, per fare un solo esempio, i verbi irregolari con costituiscono un insensato elenco di eccezioni, ma son o invece il risultato di particolari svolgimenti storici. Inutile dire che se poi si domina anche illatino, ogni pezzo di grarnmatica, ogni elemento di etimologia acquista una brillantezza particolare, e trova una chiara spiegazione. Ma tutto questo s'impara soltanto nei dipartimenti di filologia. Non per nulla, sino ad alcuni decenni fa, si distingueva bene tra le scuole per l' apprendimento pratico e veloce delle lingue (proverbiali gli istituti Berlitz) e la universita, in cui lo studio era di carattere storico 38.

(15) e comparato. A ver eliminato quella distinzione e uno dei passi che stiamo facendo verso l' apocalisse della cultura.. Segre, Cesare, "Alterita e modemitá, continuita e discontinuita", Revista de poética medieval, 20 (2008), pp. 25-39.. Reflexión crítica sobre la situación actual de la Filología Románica en el marco de las presentes transformaciones de la universidad. Se pasa revista a los hitos más destacados de la disciplina en tém1inos de su contribución a la comprensión del fenómeno literario medieval , que se resitúa en el eje diacrónico de la semejanza/diferencia, continuidad/ruptura. Se discute asimismo la interpretación defectuosa que de disciplinas como la ecdótica o la lingüística histórica se hace en espacios académicos carentes de tradición medievalista. RESUMEN:. ABSTRACT: The articIe presents a critical reftection on the present-day situation of Romance Philology in the context of current transformations in the university. The most outstanding milestones are reviewed in terms of their contribution to the comprehension of the medievalliterary phenomenon, which relocates itself upon the diacronic axis of similarity/difference, continuity/ rupture. Also discussed are the defective interpretations of such disciplines as eedotics or historicallinguistics coming from aeademic areas without medieval traditions. PALABRAS CLAVE: Medievalismo. Filologia Románica. Literatura Comparada. Gramática Histórica. Nueva Filología. KEYWORDS: Medievalism. Romance Philology. Comparative Literature. Historical Grammar. New Philology.. 39.

(16)

Referencias

Documento similar

Il tema delle fortificazioni emerge già all'interno del I volume degli Atti della Commissione e in particolare nella Dichiarazione XXXIX.. Quest'ultima, riguardante

indizi della resistenza che stiamo portando avanti: nello svolgimento del nostro lavoro, nello «stile» del nostro comunicare (con loro, in particolare), nella nostra capacità

indispensabili ai fni di una corretta instaurazione dello stesso 9 ; così come può convenirsi, più in generale, sull’esigenza che la materia della giustizia

Piuttosto va precisato che non si sta parlando qui dello studio della storia di una disciplina scientifica da affiancare alla disciplina stessa, obiettivo che è di facile

Quando oggi in giorno è parlato della violenza nella scuola Lei non può evitare parlare di Erfurt, una città di mezzo nell'est.. della Germania dove aprile 26 i 2002

L’eterna e infinita potenza produttiva coincide con la stessa necessità della natura divina: «Dalla necessità della natura di Dio debbono derivare infinite cose

Dalla lettura della corrispondenza di Gaya emerge, per esempio, come molte delle splendide frasi dedicate dall’autore alla città di Venezia -la città della pittura, come la definì-

Al contrario della maggior parte degli intellettuali italiani, che guardavano al cinema con disprezzo, in molti casi perché spaventati dalla concorrenza che questa nuova forma